Cosa significa per la nostra mente, per il nostro corpo vivere nei limiti inflitti da una pandemia, dove la libertà di movimento nella sua forma più completa, dall’abbraccio allo spostamento geografico di qualsiasi tipo, ci viene negato?

Dove andranno a finire tutte le azioni inespresse e solo immaginate? 
I sogni restano il nostro spazio libero per eccellenza dove possiamo sfogare e realizzare tutti quei gesti che oggi non sappiamo più dove mettere. 

Questa breve storia, instantanea di una giornata qualunque chiusa tra le mura di casa, prende ispirazione dalle riflessioni scaturite dal progetto Sous la Plage², nato durante il primo lockdown con l’intento di trasferire nella dimensione onirica tutti gli aspetti della vita negati durante quei giorni sospesi. 

A: Dove sei?

S: Sulla panchina quella di legno, le seconda che incontri prendendo la strada a ciottoli in discesa che porta alla spiaggia piccola che piace a te dove quella volta una signora mangiava un panino con la mortadella e lo volevi anche tu – sono sulla panchina quella vicino alla pianta d’agave che avevi scambiato per pianta d’aloe, ho la nostra canoa rossa, il libro cominciato e non credo serva altro.

A: porto il remo, ci vediamo lì.